Conseguenze sociologiche della quarantena
Nel corso dei secoli le persone hanno imparato a riconoscere, evitare ed affrontare i problemi attraverso la socialità, il confronto e il dialogo con la gente. Anche solo raccontare i propri problemi alla cassiera del supermercato o telefonare ai vecchi amici può essere una valvola di sfogo verso tutto l’ammontare di emozioni negative e stress che si accumulano nella vita quotidiana. Nella struttura della società moderna, per mantenere dei ritmi di attività sociali e lavorative, è necessario che le persone debbano sacrificare una parte del proprio benessere e sacrificare il proprio tempo causando, di conseguenza, malessere.
Dover rinunciare anche solo a passare il tempo con la famiglia, oppure lavorare un’ora in più può incidere sullo stato mentale di una persona. A lungo andare, l’accumularsi di stress porta le persone a stare male psicologicamente.
Il 9 marzo 2020 l’Italia promulgò il decreto legge sulle norme anti COVID-19. Con l’applicazione del decreto, l’Italia entrò in una fase di lockdown che comportava l’impiego della quarantena totale e della didattica a distanza. Ciò costrinse molte persone a non potere esercitare la propria professione e a limitare i propri contatti sociali con i conoscenti, provocando uno “shock” significativo. Sin dai primi mesi di quarantena l’Italia ha percepito un cambiamento psicologico importante: se prima si poteva socializzare, ora non si ha nemmeno la possibilità di sfogare il malessere parlando. La situazione che iniziò a marzo si protrasse, e con lei anche l’ammasso di inquietudini progredì. Le emozioni negative portano all’ipertensione della persona che, però, la manifesta lentamente e in un tempo prolungato.
Le persone soggette costantemente all’ipertensione cominciano a non percepire più le emozioni positive ma solo a collezionare quelle negative: il peso dello stress condiziona la percezione delle circostanze rendendo le emozioni prive di qualsiasi accezione positiva o negativa. Il circolo vizioso si alimenta e la persona non è più in grado di riconoscere che la vita che conduce non è più stimolante e attiva.
Una persona che non sta bene e che non è felice non è in grado nemmeno di fare un esame introspettivo e accorgersi di qual è il suo stato psicologico. Con questo sistema si alimenta un circolo vizioso che si può interrompere anche attraverso terapie di dialogo. Quello che si instaura nella personalità è un vero e proprio trauma che grava sul disturbo psicologico e sociologico dei soggetti . Il trauma condiziona la salute psichica e di conseguenza anche quella fisica.
(Anche Massimo Servadio, in questo link, tratta questo argomento)