
L’eutanasia
Il dibattito sulla legalizzazione dell’ eutanasia da anni grandi esponenti del mondo scientifico, politico e anche religioso. Le variegate posizioni e le difficoltà di risoluzione rispecchiano pienamente le problematiche di questo delicato argomento. A partire dal 2002 l’eutanasia è legale nei Paesi del Benelux, mentre il suicidio assistito è legale in Svizzera e in alcuni stati americani; l’eutanasia passiva è ammessa in India.
Personalmente, sono del tutto a favore di questa pratica medica, in quanto trovo che far soffrire un individuo per niente sia insensibile e anche uno spreco di energie. Se una persona ormai non ha alcuna possibilità di miglioramento, a mio parere i medici non dovrebbero somministrare medicine o trattamenti, se questi non hanno uno scopo. In ogni ragionamento che si rispetti, bisogna sempre tenere sempre conto del protagonista: un essere umano con le sue sofferenze. Le situazioni che subentrano richiedono tatto e rispetto della dignità del singolo. Un medico, oltre ad avere il compito di curare ed allontanare la morte, deve alleviare le sofferenze con la medicina di oggi. Il medico, inoltre, garantisce solitamente una buona vita e quando è possibile allevia malesseri dovuti a stati vegetativi o incurabili.
Nessun individuo può imporre una vita tormentata ad un suo simile, perché violerebbe il diritto alla libertà. Molte volte alcuni medici di oppongono all’eutanasia perché non sono a favore per se stessi, ma trovo che questo fatto sia ingiusto e non professionale; le opinioni personali non devono influire sulle decisioni di un paziente.
Inoltre, questa pratica deve essere praticata solo ed unicamente ad individui che non hanno più possibilità di guarigione o miglioramento.
Mole volte si ha accanimento terapeutico, ovvero un uso eccessivo di farmaci che non daranno benefici al paziente. Magari una persona sta già male per la malattia di cui è affetta e le terapie sperimentali peggiorerebbero solo la situazione, invece di migliorarla.
Secondo alcune persone, solitamente credenti, la vita, essendo un bene inestimabile dato da Dio, solo da quest’ultimo può essere tolta. La Chiesa ritiene che l’eutanasia sia un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causarne direttamente la morte di un altro essere umano e quindi commetterebbe un omicidio.
Per di più, alcuni soggetti sostengono che la sospensione degli alimenti e dell’idratazione violi il diritto dell’assistenza. La sospensione di questi alimenti è pari all’eutanasia, in quanto comporta anch’essa la morte, privando un paziente delle cure essenziali.
Inoltre, si pensa che la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito potrebbero coinvolgere individui psicologicamente fragili.
Dal momento in cui questa pratica divenisse legale, il numero di persone accrescerebbe, siccome verrebbero stimolate dalla loro legittimità e la richiederebbero.
Quindi, per molti, se si mantenesse la pratica illegale, si riuscirebbero ad allontanare persone che potrebbero farne uso.
Personalmente trovo ridicole le spiegazioni che dà la Chiesa e penso che se una persona, credente o meno, si trovasse in una situazione come quella dei malati terminali, la loro prima preoccupazione non sarebbe se Dio la accettasse o meno, siccome il Vangelo dice chiaramente che Dio accetta tutti indipendentemente dalle scelte che si fanno, per cui ognuno può decidere quello che vuole fare della propria vita.
Pertanto, le persona che affermano che la sospensione degli alimenti e dell’idratazione violi il diritto all’assistenza si sbagliano. Gli alimenti che vengono somministrati ai pazienti in stato vegetativo sono composti chimici, quindi non sono alimenti effettivi e quindi possono essere riconosciuti come accanimenti terapeutici; di conseguenza, il paziente o la famiglia più rifiutarli.
Successivamente, per chi sostiene che la legalizzazione dell’eutanasia potrebbe portare ad un incremento di morti, non si è informato dovutamente.
Mi rendo conto che moltissime persone disturbate mentalmente, o anche con la mancanza di voglia di vivere, potrebbe usufruire di questo trattamento. Penso che per limitare delle morti non necessarie, bisognerebbe verificare lo stato della persona, fisico e psicologico, dunque ci dovrebbe essere una maggiore assunzione di responsabilità da parte del medico curante e degli istituti che praticherebbero l’eutanasia.
Concludo ribadendo la mia tesi: ognuno, se capace di intendere e di volere, può decidere sulla sue vita e sulla sua morte. Inoltre, trovo che la missione del medico sia quella di restituire la salute e lenire le sofferenze di un paziente, non solo per guarirlo ma anche allo scopo di dare al malato una morte tranquilla e serena.




