
L’importanza degli oceani
Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2021-2030, Decennio delle Scienze Oceaniche per lo Sviluppo Sostenibile per riunire gli sforzi ed invertire la rotta del declino della salute degli oceani. Lo scopo è anche quello di attirare l’attenzione sul ruolo cruciale della ricerca nel migliorare la nostra comprensione dell’oceano e nel rafforzarne la resilienza.
Assorbendo quasi un terzo delle emissioni di anidride carbonica, gli oceani svolgono un ruolo decisivo nella regolazione del clima. In quanto fonte di vita, sono quindi cruciali per il destino stesso dell’umanità.
Finora è stato esplorato meno del 20% degli oceani del mondo. Non è molto, ma ci basta per sapere che gli oceani sono minacciati dal riscaldamento globale, dall’acidificazione, dall’inquinamento, dallo sbiancamento dei coralli e dal declino degli ecosistemi in generale. Le conseguenze di questi cambiamenti non sono solo ambientali. Quasi 3 miliardi di persone dipendono direttamente dalla biodiversità marina ed entro il 2050, le aree costiere che ospitano 300 milioni di persone, potrebbero essere minacciate dall’innalzamento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici.
L’acqua è vita. L’oceano è fonte di cibo, energia, commercio e di occupazione per gli esseri umani. Copre tre quarti della superficie terrestre e ospita la più eccezionale biodiversità di specie animali, vegetali ed interi ecosistemi. Non solo, regola la temperatura terrestre rendendo possibile agli umani la vita sulla Terra. La salute umana, la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici sono indissolubilmente legati all’oceano e alla sua salute. Il suo valore di mercato è pari circa al 5% del PIL globale.
Ma come viene ricambiata tanta generosità dall’essere umano? Influenzando negativamente il 40% dell’oceano attraverso lo sfruttamento, l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la conseguente perdita di habitat naturali oltre al conseguente aumento delle specie minacciate di estinzione.
Le Nazioni Unite mirano a mobilitare la comunità scientifica, i governi, il settore privato e la società civile intorno a un programma comune di ricerca e di innovazione tecnologica per un oceano pulito, sano, sicuro e sostenibile.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ed in particolare nell’Obiettivo 14, ha perciò stabilito diversi traguardi da raggiungere: ridurre l’inquinamento marino, anche proveniente dalla terraferma; regolare la pesca, dicendo STOP a quella eccessiva e anche a quella illegale, in modo da ricostituire le riserve di pesce; aiutare invece i piccoli pescatori locali; aumentare la ricerca scientifica sui problemi del mare; creare aree marine protette su almeno il 10% delle zone costiere. E noi, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare?
Possiamo ridurre la nostra “impronta di carbonio”: andando in bicicletta o a piedi, spegnendo la luce quando si esce da una stanza, indossare un maglione d’inverno al posto di alzare il termostato; acquistare prodotti privi di plastica: gli oceani sono invasi dalla plastica, i pesci quindi la mangiano e di conseguenza arriva nella nostra tavola, con conseguenze deleterie per il nostro organismo; evitiamo di acquistare prodotti che provengono dai mari: gioielli fatti di corallo, conchiglie, gusci di tartaruga…
La pesca deve essere sostenibile, quindi dobbiamo scegliere cosa dobbiamo mangiare: verifichiamo le dimensioni del pesce che se è troppo piccolo, significa che non ha avuto il tempo sufficiente di crescere, acquistiamo pesce nostrano e di stagione. Proteggiamo il nostro ambiente facendo la raccolta differenziata e non gettando spazzatura, ma raccogliendola. Esploriamo gli oceani, i laghi, i fiumi intorno a noi per una consapevolezza sempre più ampia.




