La perdita dei dialetti italiani

Secondo i dati dell’ISTAT, nel 2012 in Italia il 53,1% degli abitanti tra i 18 e i 74 anni (circa 23 milioni di persone) parlano in prevalenza italiano in famiglia e la quota aumenta fino al 56,4% quando si è tra amici e arriva all’84,8% quando si tratta di relazionarsi con estranei.
Infatti, le statistiche ci dicono che ormai soltanto il 14% degli italiani usa i dialetti regionali in casa, senza mescolarle con la lingua italiana; ormai tra i giovani non viene usato quasi mai il dialetto regionale, ma più spesso viene mischiato con la lingua italiana o non viene usato affatto.Ma come si è arrivati alla lenta scomparsa dell’uso dei dialetti regionali?
Tra il IV e il III secolo a.C., con la romanizzazione della nostra penisola, la lingua latina ebbe una forte influenza sulle lingue delle popolazioni preesistenti che, pur avendo rinunciato all’autonomia politica e amministrativa, non avevano rinunciato a tutti i propri usi e costumi; così la lingua latina fu soggetta a varie modifiche in aree della penisola diverse, dando origine alle lingue neolatine e, di conseguenza, a vari dialetti.
Con l’unità d’Italia, culturalmente il nostro Paese era piuttosto diviso, anche linguisticamente, perciò si istituì come lingua nazionale il fiorentino, che negli anni passati aveva goduto di grande riconoscimento (molte opere letterarie importanti erano state scritte in questo dialetto, come ad esempio la Divina Commedia di Dante). Tuttavia, non ci fu mai una vera e propria unità culturale e anche ad un secolo dopo l’unificazione, intorno al 1960, gli italiano non erano ancora vicini ad una unificazione linguistica, che avvenne intorno agli anni ‘80.
Ciò che consentì all’italiano di “imporsi” come lingua nazionale dopo l’unificazione d’Italia furono molti: la dialettofobia nelle scuole, lo spostamento verso le città più industriali (al tempo Torino, Milano e Genova), la leva obbligatoria, le operazioni burocratiche, ed in generale il bisogno di farsi capire. Questa influenza della lingua italiana sui vari dialetti fece sì che alcune caratteristiche di essi scomparissero; infatti le forme più vecchie di alcuni dialetti parlati dalla popolazione più anziana può avere alcune discrepanze con le forme di dialetti parlati dalla percentuale più giovane della popolazione italiana. Oltre ai cambiamenti, l’italianizzazione dei dialetto sta causando addirittura la vera e propria scomparsa di essi (molti giovani non sono in grado di formulare discorsi interi nel loro dialetto di origine senza usare l’italiano) e con il tempo si rischia di perdere la varietà di questi dialetti che rendono uniche le varie parti del nostro Paese.
Un aspetto interessante della cultura italiana, in effetti, è che proprio la diversità dei dialetto tra di loro, anche a distanza di pochi chilometri, è in grado di contribuire all’unicità del nostro Paese, creando una realtà culturale allo stesso tempo varia e singolare nel paesaggio linguistico.
Perciò, i beni comuni di una popolazione, che siano materiali o immateriali, devono essere mantenuti attraverso la loro condivisione e la loro trasmissione alle generazioni più recenti, soprattutto se si parla di dialetti, per permettere la loro durata nel corso del tempo.