
Lo studio del latino e del greco
In questi ultimi anni si dibatte molto sul fatto di continuare a mantenere lo studio del greco e del latino nei licei. Per la nostra generazione, che ormai è schiava dei social media, diventa sempre più difficile capire il valore delle cosiddette “lingue della cultura”. Infatti, in una scuola sempre più digitalizzata, modernizzata e proiettata a fini sempre più pratici, sembra che lo studio delle lingue antiche sia ormai divenuto obsoleto ed un inutile spreco di tempo. In realtà vi è chi è ancora profondamente convinto che esse siano un esercizio di logica, di ragionamento analitico e che abbiano il potere di far accrescere il lessico italiano: infatti, attraverso lo studio dell’etimo, si migliora la capacità oratoria. Inoltre, il greco ed il latino sono basi indispensabili anche per chi studia materie scientifiche, per conoscere i termini tecnici di quei settori. Studi recenti sembrano confermare che la traduzione di queste lingue contribuisce a sviluppare anche la capacità di “problem solving”. Infine, studiare una “lingua morta” (o “storicamente definita”), libera dalla pressione psicologica del doverla utilizzare solo per comunicare e questo ne permette un’analisi più consapevole e metodologicamente più approfondita.
D’altra parte, a tutto ciò si obbietta che queste lingue non servono a niente, perché nella società di oggi è molto più utile studiare quelle moderne e le materie scientifiche: le persone che affermano ciò sostengono anche che i licei andrebbero drasticamente riformati, che si dovrebbe insegnare la statistica, invece che leggere le opere di Cicerone o Seneca e che le lingue classiche non insegnano la logica perché essa è già insita nella mente umana e non può essere imparata, ma eventualmente solo scoperta. Inoltre, non è vero che esse sono più complesse o eleganti rispetto alle altre lingue perché, oltre a non essere “vive” e quindi non parlate, i testi che si affrontano durante gli anni del liceo sono talmente elaborati e complessi da non riflettere esattamente la lingua in cui sono scritti che non è, appunto, quella parlata normalmente.
A sostegno dello studio delle lingue classiche, bisogna evidenziare che ripercorrere il cammino della civiltà europea a ritroso porta inesorabilmente ad un’origine ellenica comune e “ L’intera vita intellettuale dell’Europa, il suo pensiero filosofico, morale, politico ed estetico trova origine nell’opera dei pensatori greci e ancora oggi si può ritornare ripetute volte a ciò che è rimasto dell’attività greca nel campo intellettuale per trarne simbolo ed incoraggiamento…” (R.H.Robins, storia della linguistica). Le civiltà greca e latina sono fondamentali per la comprensione del mondo attuale: lo studio di queste è indispensabile proprio per l’influenza che esse hanno esercitato nei secoli successivi tanto che sia le scienze speculative sia molti altri aspetti di tante branche del sapere, sarebbero altrimenti incomprensibili. La letteratura, l’architettura, la scultura, la filosofia, la psicologia e la scienza in generale, tutt’oggi presentano elementi, termini e riferimenti alle civiltà classiche. Il latino poi, anche dopo aver smesso di essere una lingua nazionale, non ha mai cessato di essere una lingua culturale per l’Europa: si pensi che fino a pochi decenni fa le pubblicazioni scientifiche erano redatte in latino appunto. Esso, inoltre, è tutt’oggi molto utile anche per l’apprendimento delle lingue moderne, come ad esempio l’inglese, il cui lessico è formato per gran parte da vocaboli di derivazione latina. Studi rivelano che chi ha studiato il latino, apprende con molta più facilità le lingue moderne.
L’attività di traduzione si può considerare un vero e proprio lavoro scientifico, poiché bisogna “considerare molte variabili, operare confronti, formulare e verificare ipotesi, scegliere le soluzioni più ragionevoli, risolvere problemi…paradossalmente scientifica è proprio quell’attività che si tende a considerare la meno scientifica” (Tradurre Tacito, esercizio di vera scienza in una scuola che non insegna a ragionare, in Corriere della sera del 21 gennaio 1997). L’illustre genetista Luca Cavalli-Sforza ha dichiarato che la traduzione dal latino per lui è stata l’attività più vicina alla ricerca scientifica.
Un dato di fatto rimane certo: cioè che lo studio delle lingue delle materie classiche richiede disciplina e fatica, insegna ad essere precisi, meticolosi e a dedicare tempo, concentrazione e perseveranza ad attività che sembrano non portare ad un risultato immediato. Tutto questo è importantissimo, se si vuole riuscire nello studio così come nella vita.