
We become what we behold
We become what we behold è un gioco che riguarda l’importanza che i social attribuiscono alle piccole differenze tra gruppi di persone. Avviando il gioco, la prima cosa che si vede è la frase che dà il nome al gioco: We become what we behold, ovvero diventiamo ciò che vediamo.
Dopodiché si precipita in un mondo grigio con in mezzo una TV che mostra immagini scattate dai giocatori durante il gioco, immagini in grado di suscitare delle reazioni tra i personaggi che fino a quel momento erano in pace tra loro. Queste reazioni in alcuni casi possono essere di imitazione, ad esempio il primo personaggio che si nota nel gruppo è diverso dagli altri, perché è vestito in maniera elegante e porta il cappello. Fotografandolo, la sua immagine apparirà sullo schermo della TV e diversi personaggi lo imiteranno. Col passare del tempo, le immagini mostrate hanno l’effetto di creare malintesi tra i protagonisti del gioco, da ciò nascono discordie che diventano sempre più violente. Verso la fine del gioco, due personaggi vestiti di rosso, che all’inizio sostenevano la necessità di stare in pace e armonia, si abbracciano guardando le tombe dei personaggi che si sono uccisi tra loro. Secondo me questo gioco fa capire in modo molto diretto ed abbastanza brutale l’influenza sulla psiche umana che i social media hanno. Dal momento che questi sono accessibili a tutti, grazie ad internet, e spesso sono il luogo virtuale in cui si discute in maniera ostile, sono in grado di dare vita a discordie tra gruppi etnici o di aumentare le dispute già esistenti.
Ad esempio come la rivolta di Capitol Hill. O per pubblicità ad entrare in comunità dove ti aiutano a curarsi da malattie o vizi come il gioco. Ci sono comunità dove si può discutere di qualsiasi cosa.







