
Assalto a Capitol Hill
Quattro morti, 52 arresti e 13 feriti, sono questi i numeri di una delle giornate più dure per la storia della democrazia americana. Il giorno della ratifica della vittoria di Biden, i sostenitori del presidente Donald Trump hanno invaso Washington e assaltato Capitol Hill, sede del governo degli Stati Uniti.
Il congresso si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia, i parlamentari sono stati costretti a fuggire e la polizia è dovuta ricorrere alle armi contro i manifestanti che hanno invaso gli uffici del governo, entrando persino nell’emiciclo.
Robert Contee, il capo della polizia di Washington, durante una conferenza, ha fatto sapere che tra gli arresti, alcuni erano in possesso di armi e molti sono stati arrestati per violazione del coprifuoco.
Durante una seduta, il vice-presidente Mike Pence ha preso le distanze da quanto avvenuto e ha condannato l’assalto dei sostenitori di Trump, il quale, dopo le affermazione di Pence, ha risposto duramente in uno dei suoi tweet: “Questo succede se una vittoria è strappata ai patrioti”.
Più volte, anche all’interno della Casa Bianca, c’é chi ha fatto riferimento al 25esimo emendamento della Costituzione, il quale priverebbe il presidente dei suoi poteri e delle sue autorità. L’atteggiamento di Trump però, che era stato condannato da tutti i suoi predecessori, è destinato ad avere gravi ripercussioni negli ultimi giorni della sua presidenza.
Vediamo, quindi, che tutto quello che è successo a Capitol Hill si può interpretare come un ultimo gesto carnevalesco di Trump, che cerca in una situazione ormai definitiva, di fermare un treno ormai già in corsa verso la proclamazione di Biden.




