
Scelta di vita o Covid: i ragazzi “hikikomori” sono in aumento
Hikikomori… frutto del sicomoro o nuova razza di gatto giapponese? La prima volta che ho sentito la parola “hikikomori” sono stato incuriosito dal suo suono esotico. Questa curiosità mi ha portato a cercare sul web il suo reale significato e mi sono sentito spiazzato quando ho scoperto la verità.
Hikikomori è un fenomeno nato in Giappone negli anni Novanta e studiato dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, per indicare “gli eremiti dei tempi moderni” cioè le persone che decidono, di loro spontanea volontà, di segregarsi in camera per interrompere i contatti con il mondo.
È un meccanismo di difesa che si sviluppa in una società che esercita sui ragazzi, ma ultimamente anche sui giovani adulti, una serie di pressioni che vanno dai buoni voti scolastici alla realizzazione personale e lavorativa, alla bellezza e alla moda. Quando ragazzi e ragazze sentono la presenza di un divario troppo grande tra la realtà e le aspettative sociali, rappresentate da genitori, insegnanti, coetanei ecc…, tendono spontaneamente ad allontanarsi e a rifugiarsi in un luogo protetto dal sentimento della vergogna. Non è depressione, non è disturbo d’ansia; non è dipendenza dal Web, anzi, chi attribuisce la causa alle nuove tecnologie sbaglia di grosso, perché il fenomeno è sorto prima dell’avvento dei computer: i social semmai permetterebbero agli hikikomori di mantenere delle finestre aperte sul mondo.
Le cause sono molteplici. Alla base c’è una fragilità caratteriale: gli hikikomori sono intelligenti ma particolarmente introversi e sensibili; si ritrovano a vivere in famiglie in cui l’assenza emotiva del padre porta a un eccessivo attaccamento alla madre; l’ambiente scolastico viene percepito negativamente e vivono con rifiuto le pressioni legate alla realizzazione sociale.
Gli hikokomori italiani sono circa 100mila. Mi sono chiesto: ma questi numeri sono reali o sono aumentati a seguito dei periodi di chiusura per l’emergenza sanitaria? Sicuramente il Covid ha camuffato il fenomeno,avendo reso normale per molti giovani stare chiusi in casa. Chi prima del lockdown ne stava soffrendo si è ritrovato con una nuova scusa pre procrastinare la ripresa della vita sociale e delle cure psicologiche che sono indispensabili per riprendere una sana vita di relazione.
Il soggetto hikikomori ha bisogno di genitori, parenti ed educatori che lo aiutino a cogliere le sue contraddizioni e a riformulare pensieri positivi su certe sue consapevolezze. Ma la formazione al carattere, alla coscienza e ai sentimenti rimane l’antidoto culturale per comprendere e affrontare disagio e vulnerabilità di questi ragazzi.



