
Quest’anno ho avuto sedici anni solo per una settimana
La frase titolo riassume bene il sentimento che gli studenti hanno provato in questo periodo difficile. Gli alunni, dai 14 ai 18 anni, sono senza dubbio la fascia più danneggiata dalle varie chiusure relative alla pandemia ed essi non si sono trovati in grado di riprendersi la loro libertà e tempo sprecato a casa.
I ragazzi, di cui tutti parlano ma che nessuno ascolta, sarebbero in grado di rapportarsi al mondo in maniera diversa a causa del lockdown; gli studenti hanno bisogno di adulti ai quali riferirsi che li aiutino e li coinvolgano. Senza la scuola emergono vari problemi a cui abbiamo già assistito precedentemente, ma certi spiccano oggi sotto gli occhi di tutti.
“Nella condizione attuale, la scuola sembra essere l’unico ambiente a vocazione umana, gli alunni devono alzarsi la mattina e impegnarsi a seguire le lezioni online, possibilmente senza la presenza dei genitori.”
(Parole della psicanalista Laura Pigozzi)
Non a caso la psicanalista ha menzionato i genitori all’interno della didattica a distanza, non dovrebbero interferire o vigilare il figlio durante le lezioni. Una delle cause principali di stress degli studenti è dovuto allo stress dei genitori.
Oltre a ciò nascono numerosi disagi: agitazioni, disturbi nel sonno, paura per la famiglia, preoccupazioni per il futuro, tendenze suicide, disturbi alimentari ecc…
Ogni adolescente reagisce in maniera diversa ma la d.a.d. ha causato molto stress ai giovani. Molti si lamentano con “In d.a.d. non capisco nulla”, “Stando a casa si è più sicuri”, “I professori non ci capiscono, siamo stanchi e loro continuano a riempirci di compiti e verifiche, serve una svolta!”
Come dice il sociologo Stefano Laffi, la d.a.d. non può essere la nuova prassi, ma solo una soluzione di emergenza. Gli affaticamenti mentali e fisici, il sovraccarico di lavoro e l’elevata concentrazione dimostrano che la scuola è collassata, ma era già molto impoverita.
Tutti gli studenti sono d’accordo sul fatto che la scuola online non possa essere uguale a quella in presenza; da un anno sono frustrati e basta dallo studio e il bello della scuola tende a svanire.
Lo studente viene immaginato come un uccello al quale hanno impedito di volare, mettendolo in gabbia.
Grazie ad alcuni ragazzi intervistati, sono emersi disagi nel complesso scolastico.
Una ragazza di terza superiore rivela: “Scrivilo che studio le materie scientifiche, o almeno che le studiavo. Ora ho smesso di farlo, poiché non ha senso. Solo grazie al certificato dello psicologo posso tornare a scuola e riuscire ad apprendere. Avevo la media dell’otto, ma ora ho la media del quattro, la scuola era la mia socialità.”
Un’altra ragazza ci dice: “L’idea del rientro a scuola mi spaventa; voglio assolutamente finire l’anno a casa. Non mi piace che tutti abbiano aspettative su di me e i legami a scuola sono superficiali, non sono vere amicizie.”
Come abbiamo visto gli studenti sono molto demotivati e perciò siamo ancora il paese europeo con il maggior abbandono scolastico. Sette ragazzi su dieci pensano al proprio futuro, ad un mondo che offre solo uno scorcio di futuro.
Le frasi più significative dette dagli studenti attraverso metafore e iperboli ci hanno fatto capire meglio il loro disagio:
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